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Tra le pieghe dell'industria cinematografica del 2022, emerge "La verità secondo Maureen K.", una pellicola che promette di immergere lo spettatore nel cuore pulsante del potere corporativo e nel fragile equilibrio tra verità e menzogna.
Diretto da Jean-Paul Salomé, il film presenta la straordinaria Isabelle Huppert nel ruolo di Maureen Kearney, una sindacalista al centro di una tempesta mediatica e legale. Sin dalle prime scene, il film affronta una questione delicata: fino a che punto si può arrivare per la verità ? E cosa succede quando la verità diventa un gioco pericoloso?
"Non ho mentito. Non ho inventato niente" - queste parole, scandite dalla Huppert, svelano l'anima di un film che, attraverso il genere del thriller, cerca di esplorare le dinamiche oscure del potere, della manipolazione e della giustizia.
Ma c'è un elemento che eleva "La verità secondo Maureen K." al di sopra di molti altri film del suo genere: la direzione artistica. L'approccio stilistico ricorda i grandi noir francesi, evocando la maestria di registi come Claude Chabrol. L'aspetto imperturbabile di Maureen, con il suo rossetto rosso e i suoi occhiali neri, è quasi una citazione ai grandi classici. Ma dietro questa facciata, si nasconde una fragilità palpabile, e Huppert la porta sullo schermo con maestria.
La trama del film si sviluppa attorno alle sfide di Maureen in un ambiente maschilista, nel quale la verità può costare caro. Ma, come ogni grande opera cinematografica, la narrazione si adagia su diversi strati. Vi è, ovviamente, l'aspetto politico ed economico, con riferimenti alla realtà e alle dinamiche del potere, ma c'è anche un aspetto più profondo: la lotta interiore di una donna per difendere la propria verità in un mondo che spesso non vuole ascoltare.
Forse la parte più discutibile del film è l'inserimento di troppe terminologie tecniche, che a tratti può sembrare un po' affrettato. Tuttavia, quando la storia si sposta sulla violenza e sul processo giudiziario, il film guadagna in intensità , rivelando il cuore del suo messaggio: la resilienza femminile di fronte alle avversità .
Salomé, nella sua regia, sceglie di dare spazio alla Huppert, facendola brillare in ogni scena. Questa scelta, per quanto vincente sotto molti aspetti, a tratti rende gli altri personaggi un po' bidimensionali, quasi fossero mere comparse in un palcoscenico dominato da Maureen.